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sabato 11 marzo 2017

Breve Storia della Ciclogenia Batterica (endobiosi o parassitismo del sangue)

Non vi è mai stata diatriba più energica ed appassionata in ambito scientifico di quella che oppose, verso la metà dell'ottocento, i due chimici e biologi francesi Antoine Bèchamp e Louis Pasteur.
Bèchamp (chimico, biologo e professore di farmacia - 1816/1908) affermava che tutte le cellule animali e vegetali contenessero granuli infinitesimali, che egli definì “microzymas”, in grado di sopravvivere alla morte dell'organismo.
Tali granuli sarebbero stati la causa della fermentazione e da loro potevano originare anche altri microorganismi. Questi “microzymas” presenti in tutti gli esseri viventi - uomo, animali e piante - sarebbero eterni ed indistruttibili e rappresenterebbero la forma di transizione fra materia vivente e non vivente. In presenza di un'azione specifica o patogena, i “microzymas” si trasformerebbero in batteri dalle proprietà putrefattive e fermentative.
Secondo questa teoria, dunque, l'origine delle malattie sarebbe interna al nostro organismo.
Si scoprì così il Pleomorfismo (ovvero la capacità dei microorganismi di modificare la propria morfologia) e si gettarono le basi scientifiche dalle quali sarebbero nate ulteriori ricerche, se non si fosse intromesso il mondialmente famoso prof. Louis Pasteur (microbiologo - 1822/1895).
Pasteur affermava che tutti i microbi, indipendentemente da tipo e specie, fossero immutabili e che ciascun tipo fosse in grado di causare una sola malattia specifica; che batteri e funghi non potessero mai originare per generazione spontanea e che, in condizioni di buona salute, il sangue ed i tessuti fossero sterili. Le malattie, dunque, secondo Pasteur, erano causate da batteri che attaccavano l'organismo dall'esterno e derivavano da batteri preesistenti.
Un terzo scienziato s'inserì nel dibattito: Claude Bernard (fisiologo – 1813/1878) e puntualizzò: “Nossignori, il microbo non è nulla, il terreno è tutto.”
Pasteur era famoso per le sue spiccate capacità comunicative e persuasive tant'è che grazie ad esse, riuscì a convincere la comunità scientifica dell'epoca di aver presentato esperimenti e risultati di ricerca determinanti. A tutt'oggi, infatti, il nome di Pasteur è noto a livello mondiale, mentre quello di Bèchamp viene ricordato da pochi, nonostante, all'epoca moltissimi autori seguissero la controversia fra i due scienziati accusando addirittura Pasteur di aver usato le ricerche di Bèchamp nei propri lavori, senza citarne l'autore.
Malgrado si affermi che Pasteur avesse detto in punto di morte: “Bernard aveva ragione. Il microbo non è nulla, il terreno di coltura è tutto”, esprimendo così il suo accordo con Bèchamp, era ormai troppo tardi.
Successivamente il prof. Gunther Enderlein (biologo tedesco – 1872/1968) approfondì e sviluppò le prime ricerche di Bèchamp.
La scoperta di Enderlein avvenne nel 1916, in occasione dei suoi studi sul tifo. Egli osservò, analizzando il sangue secondo le tecniche della microscopia in campo oscuro, minuscoli esseri viventi che si legavano a batteri più organizzati.
Il prodotto di questa coniugazione era istantaneamente invisibile. Enderlein ipotizzò dei processi tessutali, i quali, invece di dar luogo a forme superiori (come nel caso dello sviluppo embrionale) avessero prodotto in forme inferiori invisibili al microscopio ottico. Egli definì questi elementi fortemente mobili, dotati di flagelli, “spermiti”.
Enderlein aveva inoltre già constatato, che nel sangue dei mammiferi era sempre presente un simbionte di origine vegetale. Quest'organismo si manifestava sotto forme diverse, le quali svolgevano, fra l'altro, funzioni vitali in caso di coagulazione del sangue (trombociti). La vita corrispondeva quindi ad una “gigantesca simbiosi primaria”, in quanto senza la possibilità della coagulazione del sangue non sarebbero potuti esistere i vertebrati.
Una vita sana, quindi, doveva essere un'eubiosi e le malattie causare una disbiosi. La scoperta degli “spermiti” non potava naturalmente offrire la soluzione di tutti i problemi, ma dopo essere penetrato sino alle basi delle forme viventi, Enderlein riuscì a descrivere velocemente il ciclo dei microbi, nelle loro differenti forme, nonché uno specifico rapporto di relazione, per cui si completano e si sostituiscono a vicenda. In primo luogo citò il bacillo tubercolare, che si manifesta nell'organismo in una serie di differenti stadi di sviluppo, dai quali dipende l'una o l'altra malattia tubercolare. Nei suoi stadi primitivi - protite e condrite - esso viene già trasmesso all'embrione per via diaplacentare.
“…In un rapporto biologico-funzionale inscindibile con il bacillo di Koch esiste un parassita del genere umano ancora più pericoloso che ha definito endobionte. Milioni di anni fa si è verificata l'infestazione dell'intera classe di mammiferi da parte di un fungo chiamato Mucor Racemosus Fresen.”
“…L'endobionte è, quindi, costantemente presente nell'organismo animale e non può, e probabilmente non dovrebbe neanche, essere più rimosso; ma dalle condizioni del suo sviluppo dipende l'intero attacco focale e con ciò anche la rispettiva forma patologica. Questo parassita fungino manifesta nell'organismo tutti gli stadi del suo sviluppo e questi possono attaccare in misura maggiore tutti i tessuti ed organi.”
È proprio questo fatto che rende l'endobionte così pericoloso per l'uomo e questa circostanza ha a sua volta, come conseguenza, l'assolutamente inusuale varietà dell'attacco focale.
Secondo le constatazioni di A. Leschke: “l'uovo e lo sperma ne sono già colpiti, contrariamente al caso della tubercolosi, nel quale avviene un'infezione…”
“…L'endobionte si manifesta solitamente come carcinoma ed il bacillo di Koch come tubercolosi polmonare… Ma i due parassiti possono manifestarsi contemporaneamente nella maggior parte delle altre malattie, in particolare nel loro stadio di contriti. Il trattamento deve quindi tenere conto, poiché non è possibile una delimitazione diagnostica dell'attacco in particolare nei suoi stadi primitivi. Ne risulta quindi dall'inizio la necessità di una terapia di associazione…”
La concentrazione degli ioni idrogeno (pH) nel sangue, viene modificata dall'attività dell'endobionte; a questo proposito è importante sottolineare il fatto che l'endobionte è un vero e proprio divoratore di proteine. È quindi comprensibile che da ciò derivino premesse sempre più favorevoli allo uno sviluppo infinito dell'endobionte.
Riassumendo, possiamo affermare che dalle ricerche del prof. Enderlein è emerso quanto segue:
1°) Non la cellula, ma il colloide è la più piccola unità vivente
I colloidi sono particelle di dimensioni inferiori a 0,2 μm, vale a dire che esse rimangono al di sotto del potere di risoluzione del microscopio ottico, ma decisamente al di sopra delle dimensioni molecolari di sostanze di basso peso molecolare. A titolo di riferimento: 100.000 di essi in fila misurano 1 mm;
2°) La prova della presenza di un nucleo o equivalente nucleico (MYCH) nei batteri
Questa teoria incontrò a suo tempo la seria opposizione dell'opinione accademica, ma è stata confermata dopo 20 anni dall'avvento del microscopio a contrasto di fase e del microscopio elettronico (Harmsen);
3°) La prova della riproduzione sessuale dei batteri
Enderlein distingue fondamentalmente in tutti microbi una riproduzione sessuale ed una asessuale; fra la formazione di forme microbiche più grandi (aumento della valenza), la Probaenogenia; ed una moltiplicazione puramente numerica, la Auxanogenia. La moltiplicazione asessuale avviene per gemmazione e divisione, quella sessuale è associata ad una coniugazione o ad una fusione nucleica. La moltiplicazione sessuale è stata confermata 40 anni dopo! Confermata dalle ricerche dei premi Nobel J. Lederberg e El Taumg, (U.S.A.) e del prof. W. Hayes (Edimburgo), evitando tuttavia di menzionare i lavori di Enderlein.
4°) La dimostrazione scientifica e i fondamenti del pleomorfismo microbico
Questa dottrina afferma che, in condizioni ben precise, una particolare specie microbica può manifestarsi in differenti forme e stadi di sviluppo, dal più piccolo grado di dimensione ultramicroscopica sino agli stadi grandi, polinucleati, altamente sviluppati dei batteri e dei funghi. Enderlein partì dall'osservazione, che più si retrocede nello sviluppo – dal più evoluto e completo sino al più semplice – più plastica e variabile diventa anche la sostanza vivente e più velocemente avviene il passaggio da una forma vivente all'altra. Il risultato del lavoro di Enderlein è racchiuso nell'opera “Bakterien Cyclogenie”.
Essa illustra il ciclo di sviluppo dei batteri a partire dal più piccolo stadio di virus del grumo similproteico, fino ad arrivare allo stadio di bacillo e da qui allo stato microscopico di fungo. Tutto ciò è stato confermato anche da ricerche recenti effettuate da Kölbel, Domagk, Uyeda, Harmsen e Meinecke dell'Istituto di Ricerca per la Tubercolosi di Borstel. Anche in questi lavori è stato omesso di citare Enderlein.
5°) La dimostrazione che non esiste sangue sterile, privo di germi
Enderlein affermò che nel siero di tutti gli uomini ed animali a sangue caldo sono presenti microorganismi. Egli li chiamò “endobionti”. Altri autori li definivano, 40 anni dopo, “microsomi” o “condriosomi”, senza considerare la priorità di Enderlein, ed affermavano che si trattava di elementi endogeni del sangue. Le ricerche di Enderlein dimostrarono, tuttavia, l'esistenza di una forma di sviluppo dell'endobionte di origine vegetale. Egli la definì “tecite” e riconobbe che era assolutamente identica ai “trombociti”. L’uomo vive in simbiosi con un microorganismo vegetale: l'endobionte. Non esiste nessun essere umano che non abbia acquisito per via diaplacentare questo endobionte e non ospiti per tutta la vita perlomeno i suoi stadi primitivi all'interno delle proprie cellule e dei suoi liquidi organici. Essi sono addirittura presenti nello sperma e nella cellula uovo. Nella serie di sviluppo dell'endobionte le fasi inferiori (protite e condrite) sono apatogene e possono essere usate a scopo terapeutico. Tutte le altre forme superiori possono favorire o causare malattie, penetrando non solo nelle cellule del sangue, ma, a partire da determinati stadi, anche nelle cellule dei tessuti, con effetti degenerativi. Aumentando di numero i piccoli germi primordiali si differenziano ed assumono un'inimmaginabile quantità di forme differenti, delle quali alcune aumentano di dimensioni, assumendo una piccola forma sferica, con il nucleo addossato alla parete. La sua divisione porta all'origine di un micrococco binucleato. Da questo si sviluppano batteri con 4-8 nuclei ed infine un bacillo con 16 o più nuclei. A questo punto abbiamo i progenitori di masse di batteri e bacilli che, secondo Enderlein, alleviamo noi stessi. Nel corso successivo dell'evoluzione si forma improvvisamente al centro di questa massa una struttura, nella quale i nuclei sono raggruppati irregolarmente, trasversalmente od obliquamente all'asse longitudinale oppure parallelamente ad essa. Questa diventa in seguito la progenitrice del grande gruppo di funghi microscopici. Con ciò è completato il grande ciclo - la ciclogenia - dallo stadio di piccolo grumo proteico, attraverso gli stadi di batteri e bacilli fino allo stadio di fungo con il suo enorme potenziale produttivo di forme primitive. Ma cos'è che trasforma questi piccoli grumi proteici in animali da preda così feroci da rivoltarsi contro le cellule del proprio ospite (uomo o mammifero)? La nostra civilizzazione causa o favorisce lo sviluppo verso forme superiori tramite i fertilizzanti chimici, i conservanti, i coloranti, l'inquinamento ecc., ma al primo posto si trova un'alimentazione sbagliata, con il suo contenuto eccessivo di proteine e zucchero addirittura “ingrassa” l'endobionte. Secondo Enderlein, le malattie croniche si basano tutte sull'evoluzione dell'endobionte a forme di sviluppo superiori. Le forme con valenza superiore sono parassitarie.
6°) Malattia significa disturbo da simbiosi
Sia per semplice espansione, sia per incremento numerico, l'endobionte si diffonde nell'organismo umano e nel corpo degli animali a sangue caldo e le sue forme di sviluppo superiori congestionano il sistema circolatorio (pretrombosi, trombi dei capillari, ecc.).
7°) Il disturbo della simbiosi
Essa si riconosce in campo oscuro dalla assenza di determinate forme di sviluppo dell'endobionte (diocoteciti). In quanto bioregolatori essi mantengono l'equilibrio della simbiosi. Allo stesso tempo si manifestano diversi elementi cellulari patogeni.
8°) L'equilibrio della simbiosi
La guarigione delle malattie è possibile solamente restituendo al corpo i regolatori perduti. Questi sono le forme primitive, apatogene (condriti), che degradano mediante un processo di coniugazione le forme di sviluppo superiori, parassitarie e successivamente abbandonano l'organismo attraverso gli organi escretori (reni, intestino, polmoni, cute).
9°) I problemi relativi alla salute riguardano esclusivamente processi vitali. Per questo motivo essi possono essere risolti solamente dalla scienza biologica
Dopo 60 anni d'impeccabile ricerca scientifica, dunque, il professor G. Enderlein ci ha fornito la prova dell'origine causale di tutte le malattie croniche, compreso il cancro, nonché un efficace metodo per affrontarle. Come spesso accade, però, coloro che realmente fanno qualcosa di importante per la storia dell'umanità restano inesorabilmente nell'anonimato.
Dott. Vincenzo Matera
Articolo apparso sulla rivista: “Le Medicine Integrate” - Edizioni Promo Pharma S.r.l. RSM - Anno 2008 n. 1


Questo contenuto è a solo scopo informativo e non è destinato a diagnosticare, trattare o curare alcuna malattia. Si consiglia di consultare un medico per affrontare specifici problemi di salute che potreste avere.

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lunedì 2 gennaio 2017

BIOLOGIA UNICA DEL LATTE MATERNO


19 Aprile 2016, fonte Cell Press



Gli esseri umani possono avere il più complesso latte materno fra tutti i mammiferi. Il latte di donna contiene più di 200 differenti molecole di zucchero, molto al di sopra della media di 30-50 trovati, ad esempio, nel latte vaccino o di topo.
Il ruolo di ciascuno di questi zuccheri, e perché la loro composizione cambia durante l’allattamento, è ancora un “puzzle scientifico”, ma è probabilmente collegato al sistema immunitario del neonato e allo sviluppo del suo microbioma intestinale. Una rassegna di ciò che si sa i differenti compiti del latte umano è apparsa il 19 aprile su “Trend in Biochemical Sciences”.

Il latte materno è spesso il primo alimento del bambino, ma molte delle molecole nel latte non sono adatte a nutrire un bambino. I neonati nascono sterili da ogni batterio nel loro intestino, ma nel giro di pochi giorni ne hanno milioni, e dopo qualche settimane sono miliardi. Gli zuccheri che vengono dal latte materno sono i primi composti che questi batteri hanno da masticare, un pasto abbondante che ha lo scopo di coltivare specifiche specie batteriche.
“Il primo impatto che ha il latte materno è di favorire la colonizzazione dell’intestino da parte di specifici gruppi batterici che possono digerire queste molecole di zuccheri.” Dice Thierry Hennet, co-autore della Review, dell’Istituto di Fisiologia nell’Università di Zurigo. “I neonati non hanno la macchina per digerire questi zuccheri, così questi sono letteralmente per i batteri: è come un terreno di semina, e il latte materno è il fertilizzante.”
Il latte umano aiuta la fondazione del nuovo sistema immunitario del bambino. Dopo la nascita, il latte è ricco di anticorpi e molecole che rallentano la crescita dei batteri patogeni e coordinano l’attività dei globuli bianchi.
Dopo un mese, quando il bambino inizia a sviluppare un sistema immunitario auto-adattivo, la composizione del latte materno cambia, così i livelli di anticorpi scendono di oltre il 90%. C’è anche una forte riduzione della diversità di zuccheri, indicando meno selezione delle specie batteriche. Il latte maturo, invece, ha un numero maggiore di grassi e altre sostanze nutritive che favoriscono la crescita infantile.
Nonostante le molte funzioni del latte materno, i bambini possono crescere sani con scorte limitate o senza essere mai scoperti, sollevando questioni controverse su ciò che è normale quando si tratta di allattamento al seno. Il latte materno riduce chiaramente la mortalità infantile e significativamente diminuisce il rischio di infezioni intestinali e delle vie respiratorie di un neonato, ma c’è poco sostegno peri benefici a lungo termine.
“Dobbiamo stare attenti a dare qualsiasi raccomandazione”, dice Hennet, che ha coscritto la review con Lubor Borsig, anche lui fisiologo presso l’Università di Zurigo. “Da un lato, il latte materno è il prodotto di milioni di anni di evoluzione e sicuramente possiede le sostanze nutrienti ottimali per un neonato, ma la domanda è: “Quanto a lungo il neonato ha davvero bisogno di questo tipo di alimentazione? Sentiamo che le famiglie dovrebbero prendere questa decisione, e non gli scienziati:”
Ciò che i ricercatori possono fare è continuare a lavorare sulla comprensione del ruolo di tutte le diverse molecole del latte materno, cosa che è diventata molto più facile con i progressi nelle tecnologie di sequenziamento del gene, I prossimi anni potrebbero produrre una nuova comprensione degli ormoni all’interno del latte materno umano e il ruolo esatto delle popolazioni batteriche che esso coltiva nell’intestino infantile.



Questo contenuto è a solo scopo informativo e non è destinato a diagnosticare, trattare o curare alcuna malattia. Si consiglia di consultare un medico per affrontare specifici problemi di salute che potreste avere.

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